Sembra una stronzata quello che ho scritto, ma non è così...la conchetta del nostro magico ormai centrocampista e quasi punta Daniel esiste davvero....
I contenuti delle esercitazioni precedenti un allenamento e soprattutto una gara dovrebbero orientarsi in misura maggiore verso la simulazione dei gesti propri della disciplina attraverso una organizzazione delle tappe della messa in azione che partano da un lavoro più generale (cardio-respiratorio) fino ad esercizi più specifici (p.e scatti, skipping, cambi direzione ecc..) svolti in forma submassimale.
Le esercitazioni di stretching (passivo) possono essere parte integrante della fase di riscaldamento se vengono:
a) Svolte in forma estremamente dolce
b) Applicate per un tempo non eccessivamente lungo
Il problema maggiore riguarda però la loro corretta collocazione all’interno della fase di riscaldamento, considerato il fatto che nel momento in cui si fa dello stretching non viene favorito l’aumento della temperatura tanto meno l’irrorazione sanguigna.
Dunque, in maniera del tutto intuitiva potremmo collocare gli esercizi di allungamento tra la messa in azione “generale” e quella più “specifica” stando attenti però a non andare ad inficiare il mantenimento della temperatura.
Dovrebbero essere prese in considerazione esercitazioni di stretching del tipo dinamico-attivo (per esempio con palla e/o a coppie), svolte sempre in forma non massimale, che rispecchiano più fedelmente la gestualità tipica della disciplina. Come abbiamo visto infatti, a noi interessa preparare la muscolatura al lavoro “reale” che svolgerà in seguito, che è sempre di tipo attivo.
Non è obbligatorio che la fase di riscaldamento debba per forza comprendere un momento dedicato all’allungamento passivo. Questo infatti assume validità e quindi si rende efficace solo se vengono rispettati certi accorgimenti (basilari) purtroppo ignorati nella maggior parte dei casi, tant’è che allungarsi riveste nel calciatore più una finalità “rituale” che altro.
Le esercitazioni di stretching (passivo) possono essere parte integrante della fase di riscaldamento se vengono:
a) Svolte in forma estremamente dolce
b) Applicate per un tempo non eccessivamente lungo
Il problema maggiore riguarda però la loro corretta collocazione all’interno della fase di riscaldamento, considerato il fatto che nel momento in cui si fa dello stretching non viene favorito l’aumento della temperatura tanto meno l’irrorazione sanguigna.
Dunque, in maniera del tutto intuitiva potremmo collocare gli esercizi di allungamento tra la messa in azione “generale” e quella più “specifica” stando attenti però a non andare ad inficiare il mantenimento della temperatura.
Dovrebbero essere prese in considerazione esercitazioni di stretching del tipo dinamico-attivo (per esempio con palla e/o a coppie), svolte sempre in forma non massimale, che rispecchiano più fedelmente la gestualità tipica della disciplina. Come abbiamo visto infatti, a noi interessa preparare la muscolatura al lavoro “reale” che svolgerà in seguito, che è sempre di tipo attivo.
Non è obbligatorio che la fase di riscaldamento debba per forza comprendere un momento dedicato all’allungamento passivo. Questo infatti assume validità e quindi si rende efficace solo se vengono rispettati certi accorgimenti (basilari) purtroppo ignorati nella maggior parte dei casi, tant’è che allungarsi riveste nel calciatore più una finalità “rituale” che altro.
3 commenti:
...nel dubbio: conchetta!
Ma per favore...non c'è nemmeno scritto che bisogna mettere la mano a forma di conchetta!!!!
grande conchetta....tu per me 6NUMERO 1!!!
Posta un commento